Anche la città di Lecce si prepara a essere invasa dagli zombie e dalle macàre nella notte in cui tutto il mondo festeggia il filo invisibile che lega i vivi e i morti, il sacro e il profano, il vero e l’apparente: Halloween festa di origine celtica, “Ognissanti”, celebrazione di tutti i santi cristiani, la “Festa dei Morti” hanno in comune sfilate di maschere in gramaglie, con sembianze spaventose o macabramente affascinanti, giochi dispettosi di bambini o folletti (scazzamurrieddhi nel Salento) . Caratteristica della festa è la simbologia legata alla morte e all’occulto, di cui è tipico il simbolo della zucca intagliata, derivato dal personaggio di Jack-o’-lantern.
Tradizioni di origine pagana e di grande antichità legate al mondo dei contadini di molti paesi cattolici che credevano che nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i morti tornassero nelle loro case precedenti e si cibassero degli alimenti dei vivi. In Sicilia , a caratterizzare queste giornate c’è il tradizionale cesto contenente leccornie tra cui le preparazioni a base di pasta di mandorle e i “Pupi di zucchero” mentre i bambini anglosassoni chiedono “dolcetto o scherzetto”?
Riportare la contaminazione tradizionale salentina delle macàre e dei laurieddhi ( ma anche uri, sciacuddhi o scazzamurrieddhi, municeddhi , lauri , ecc.) per le strade di Lecce, significa riappropriarsi di una fetta di storia locale spesso sconosciuta ai più giovani!
Chi erano queste maghe? Temute e rispettate allo stesso tempo, indovine, operatrici magiche in grado di gettare il malocchio (mal’uecchiu, ‘nfascinu, spascianu) o di liberare dallo stesso, abili nel fare filtri, pozioni, unguenti, incantesimi e fatture (macarìe) per guarire o far ammalare, per far innamorare o per allontanare, per rubare o scambiare bambini, erano chiamate soprattutto per mandare via i folletti dispettosi (laurieddhi ecc.) che infestavano le case, facevano scherzi di tutti i tipi, toglievano il sonno e la quiete. Le macàre vivevano due vite, in bilico sul sottile confine tra la saggezza e conoscenza contadine ed il soprannaturale, tra il bene ed il male… e se di giorno erano madri e mogli dedite alla famiglia ed alla casa, di notte si spalmavano il corpo con un unguento che esse stesse preparavano e dopo aver recitato una formula magica:
de sùbbra a scorpi
de sùbbra a parìti
sùtta allu nuce
me mina lu ientu
si trasformavano in un animale (gatto, rigorosamente nero, o a volte anche uccello, serpente, maiale, oca) e raggiungevano le altre macàre. Con queste andavano in giro di notte, a volte vestite di stracci, naturalmente neri, a volte nude, a volte sotto forma di gatto, a spaventare la gente. Entravano nelle case per fare qualche macarìa, soprattutto contro chi aveva fatto loro uno sgarbo (come il non averle invitate ad un battesimo, a un matrimonio o anche semplicemente a “bere un bicchierino”, cosa che non perdonavano facilmente). Statte ncortu ssia te zziccane ‘e macàre!
Se durante le loro scorribande notturne incontravano qualcuno, magari uscito di casa per un bisogno impellente, questo veniva preso in ostaggio ed era obbligato a ballare con loro sfrenatamente tutta la notte ripetendo un ritornello che è presente in più zone e con più varianti su tutto il territorio salentino
balla ‘Calieno e zumpa forte
ci scappi te stu cacchiu
nu ci essi chiù de notte
Lasciavano poi il povero malcapitato sfinito alle prime luci dell’alba, momento in cui perdevano i loro poteri e dovevano tornare alla vita di ogni giorno.
Pro Loco Lecce ringrazia la Make up Artist Ida Collabolletta per questo articolo e ricorda che fino alla notte di Ognissanti, presso la truccheria DDMAKEUPFACTORY in Via Liborio Romano Ang. 140°R.gt Fanteria a Lecce, è possibile acquistare prodotti per effetti speciali e/o truccarsi con lo sconto del 10%…
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